Negli ultimi due anni la minaccia dei deepfake vocali è uscita dal laboratorio per entrare direttamente nelle aule decisionali delle aziende. Attaccanti sempre più sofisticati utilizzano modelli di generazione vocale per replicare la voce di amministratori delegati, membri del board o responsabili finanziari e, con messaggi telefonici convincenti, tentano di scavalcare procedure di controllo per ottenere accesso remoto, autorizzare bonifici o ottenere informazioni riservate.
Le istituzioni di sicurezza e i media internazionali lanciano avvisi continui: la possibilità di ricevere chiamate apparentemente “autenticate” da persone fidate è reale e in rapida crescita.
Per capire la portata del rischio basti ricordare alcuni casi noti: aziende che hanno subito perdite milionarie a seguito di chiamate e videoconferenze deepfake, campagne di impersonificazione di alto profilo e allerte pubbliche da parte di agenzie come FBI e CISA. Questi esempi dimostrano che l’attacco non è più teoria: è già operativo e mira alle decisioni che richiedono fiducia immediata.
• Bassa barriera d’ingresso
Molti strumenti commerciali permettono di generare una voce realistica con pochi secondi di audio pubblico. Interviste, video social o interventi a convegni bastano per ottenere una “prova vocale”.
• Sfrutta processi umani, non solo tecnici
L’ingegneria sociale agisce su emozioni e urgenza: fiducia, pressione e confusione. Anche i controlli tecnici più solidi falliscono se l’operatore si fida della voce.
• Multicanale e persistente
Gli attaccanti combinano chiamate vocali, messaggi testuali e account compromessi per creare una narrativa credibile e bypassare verifiche deboli.
1. Non affidarsi alla sola verifica vocale
La voce non è un fattore di autenticazione. Definire regole scritte: nessuna autorizzazione finanziaria o accesso privilegiato via telefono senza verifica out-of-band (es. chiamata su numero ufficiale registrato o conferma via sistema aziendale sicuro).
2. Codici di conferma e “safe phrases”
Adottare codewords o PIN di sicurezza condivisi in anticipo per richieste urgenti o trasferimenti critici. I codici devono essere gestiti come credenziali e mai pubblicati su canali pubblici.
3. Procedure rigide per trasferimenti e deleghe
4. Verifica out-of-band per accessi remoti
Qualsiasi richiesta di assistenza remota o accesso deve essere confermata tramite canali separati e verificati (firma digitale, chiamata interna nota).
5. Formazione mirata e simulazioni
Programmare training specifici per executive e team finanziari, includendo scenari con deepfake vocali. Prevedere tabletop exercise per testare escalation e comunicazione di crisi.
6. Tecnologie e processi di rilevamento
Valutare soluzioni di analisi audio e tracciabilità multimediale, ma integrarle sempre con policy e procedure organizzative. Condividere indicatori di compromissione (IOC) con associazioni di categoria e partner bancari.
7. Protezione della presenza pubblica
Ridurre la quantità di contenuti audio/video dei top manager. Applicare policy social per limitare materiale utile alla clonazione vocale.
✅ Nessuna autorizzazione critica via chiamata senza conferma out-of-band
✅ Codice di conferma attivo per transazioni sopra soglia
✅ Policy di doppia approvazione per trasferimenti e accessi privilegiati
✅ Training e simulazioni annuali per executive
✅ Revisione trimestrale dei profili pubblici dei dirigenti
La clonazione della voce non è più un tema tecnico: è una minaccia diretta alla fiducia su cui si basano le decisioni aziendali.
Per board e top management, la risposta non è solo tecnologica ma richiede regole chiare, disciplina procedurale, formazione mirata e cultura della verifica.
Chi governa un’azienda deve prevedere che la “voce di fiducia” possa essere falsificata — e agire ora, prima che la prossima chiamata convincente metta a rischio la società.