Negli ultimi anni, molte istituzioni europee hanno promosso con forza il concetto di una società cashless, incoraggiando cittadini e imprese a utilizzare carte di pagamento, app bancarie e sistemi digitali.
L’obiettivo era chiaro: semplificare le transazioni, garantirne la tracciabilità e ridurre l’uso del contante.
Tuttavia, questa visione ha spesso trascurato un aspetto cruciale: la fragilità dei sistemi digitali. Un guasto tecnico, un blackout elettrico, un attacco informatico o una semplice interruzione di rete possono rendere inutilizzabili i pagamenti elettronici, lasciando le persone senza la possibilità immediata di acquistare beni essenziali.
Per questo motivo, nei giorni scorsi la Banca Centrale Europea (BCE) ha diffuso un comunicato tanto sorprendente quanto significativo: i cittadini dovrebbero mantenere sempre in casa una piccola riserva di denaro contante, sufficiente a coprire almeno 72 ore di spese in caso di blocco dei sistemi di pagamento o dei bancomat.
Un invito che segna quasi un cambio di rotta rispetto alla narrativa degli ultimi anni. Non si tratta di tornare indietro, ma di riconoscere che la resilienza economica richiede anche ridondanza: la possibilità di avere un’alternativa quando la tecnologia, inevitabilmente, mostra i suoi limiti.
Il comunicato della BCE ci ricorda una verità scomoda ma reale: la digitalizzazione è un’opportunità straordinaria, ma non può prescindere da misure di sicurezza, piani di emergenza e dalla consapevolezza che la vulnerabilità zero non esiste.
In altre parole, se il futuro sarà sempre più digitale, il contante rimane ancora oggi una garanzia di sopravvivenza quotidiana in caso di crisi.